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Solidarietà, un crimine?

Nel dibattito pubblico, coloro che facilitano l’ingresso o il soggiorno degli immigrati irregolari in Europa sono spesso considerati criminali o accusati di complicità con i trafficanti. Questo punto di vista è conforme al diritto svizzero. Sulla base di un confronto tra il quadro legislativo europeo e quello internazionale, questo contributo mira a dimostrare che la legge non criminalizza ovunque questi difensori dei diritti dei migranti e che a volte può anche incoraggiare la solidarietà.

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I pionieri di una politica migratoria più aperta

Quarant’anni fa, il 28 ottobre 1978, 3’000 persone si ritrovarono sulla Piazza federale di Berna per partecipare a una manifestazione organizzata dal movimento ‘Essere solidali’. Chiedevano una politica degli stranieri più umana che considerasse “lo straniero come una persona con gli stessi diritti di uno svizzero”. Come si arrivò a quel punto?

Erano considerati dei tamponi congiunturali. Negli anni 1950 e 1960, la Svizzera reclutò all’estero centinaia di migliaia di cosiddetti “lavoratori stranieri”. Si trattava di “stagionali” che avevano il permesso di soggiornare temporaneamente in Svizzera. Nel caso di una crisi economica – questa era l’idea – si sarebbero potuti rispedire nei loro Paesi di provenienza.

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I migranti sono le galline dalle uova d’oro per Salvini

L’ex presidente della Camera Laura Boldrini ospite della cerimonia di chiusura del Festival dei diritti umani

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I volti dei migranti

 

 


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Immagini e voci d’integrazione di scena al LiLu 1

La Scuola Penny Wirton dove gli studenti insegnano ai migranti raccontata nel documentario

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Penny Wirton, una scuola… anche di vita

Un luogo d’integrazione, dove liceali ticinesi insegnano l’italiano ai migranti minorenni. È la storia raccontata nel documentario in programma mercoledì al Film Festival Diritti Umani Lugano

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Immagini e voci d’integrazione di scena al LiLu 1

Un documentario racconta la Scuola Penny Wirton dove gli studenti insegnano ai migranti. A Lugano sono una sessantina gli allievi che partecipano al progetto, giunto al secondo anno.

Il documentario verrà presentato in anteprima mercoledì prossimo, 10 ottobre, alle 16 al cinema Corso di Lugano nell’ambito del Film Festival Diritti Umani di Lugano. Alla proiezione seguirà uno spazio di approfondimento.

Leggi articolo Corriere del Ticino


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Ammissioni provvisorie, possibili revoche ad eritrei

Secondo la Segreteria di stato della migrazione (SEM), nel 9% dei casi tale decisione è giuridicamente accettabile e proporzionata

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 BERNA – Fra i 250 dossier esaminati di eritrei in Svizzera nell’ambito di un progetto pilota, la Segreteria di stato della migrazione (SEM) è giunta alla conclusione che a circa una ventina di queste persone potrebbe essere revocato lo statuto dell’ammissione provvisoria.
Lo ha comunicato oggi la stessa SEM, secondo cui nel 9% dei casi tale decisione è giuridicamente accettabile e proporzionata. Simili decisioni possono ancora essere contestate di fronte al Tribunale amministrativo federale.

Il risultato è superiore alla media di lungo periodo riguardante il riesame di simile statuto: 4%. Secondo la SEM, tale dicotomia si spiega col fatto che durante il progetto pilota, di cui oggi sono stati pubblicati i risultati, sono stati presi in considerazione i dossier di quelle persone che si pensa abbiano già ottemperato ai propri obblighi militari nel Paese di provenienza.

Fino alla metà del 2019, la SEM intende ancora sottoporre a verifica altre 2800 decisioni di ammissione provvisoria rilasciate a cittadini eritrei. Verrà inoltre esaminato a fondo se un eventuale rimpatrio è ammissibile.

Non è però ancora chiaro quante di queste persone potrebbero essere interessate da una decisione negativa. La SEM rammenta che gli allontanamenti coatti verso questo paese del corno d’Africa non sono possibili visto che l’Eritrea non li accetta. Chi è colpito da un ritiro dello statuto dell’ammissione provvisoria e non vuole lasciare volontariamente la Svizzera ha diritto soltanto all’aiuto d’urgenza.

La SEM ha inasprito la prassi riguardante gli Eritrei nell’estate del 2016, decidendo di non concedere più l’asilo agli Eritrei per aver soltanto lasciato il loro paese illegalmente. Specialisti sono giunti alla conclusione che un rimpatrio fosse ragionevole per quelle persone liberate dall’obbligo di servire nell’esercito oppure già congedate.

Il Tribunale amministrativo federale ha fatto propria questa interpretazione in una sentenza di circa un anno fa. A fine 2017, la SEM si è quindi decisa a riesaminare lo status di ammissione provvisoria rilasciato a 3400 Eritrei.

Nella sentenza del 10 luglio 2018, sempre lo stesso tribunale ha creduto ragionevole il rimpatrio in Eritrea di quelle persone cui è stato rifiutato la statuto di rifugiato, anche se ricevono in seguito l’invito a presentarsi per il servizio militare.

Nella prossima fase verranno soprattutto esaminati dossier di famiglie, minorenni non accompagnati e giovani in formazione. Lo scopo dell’esercizio è ottenere rapidamente per queste persone la certezza del diritto, scrive la SEM. In questo modo le misure di integrazione potranno essere rapidamente applicate a coloro che possono rimanere in Svizzera.

In seguito verranno prese in esame le disposizioni applicate a tutte le altre persone. Per ogni caso si verificherà se la persona in questione ha commesso dei delitti dal momento in cui è stata accolta provvisoriamente. In caso affermativo verrà avviata una procedura di revoca di questo statuto.

Non verranno invece riesaminati circa 400 casi di ammissione provvisoria ordinati dal settembre 2017. Per queste persone è già stata eseguita un’analisi sulla base delle recenti decisioni del TAF.


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E’ la Spagna adesso la porta d’Europa

Gli accordi UE-Turchia e dell’Italia con la Libia hanno mutato le rotte di chi cerca di raggiungere il continente. Nei primi mesi di quest’anno è boom di arrivi sia attraverso le enclave di Ceuta e Melilla sia dal Mediterraneo

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Conferenza “Ricorsi efficaci nel diritto della migrazione. Come garantire una tutela effettiva ai richiedenti l’asilo più vulnerabili?”.

La Fondazione Azione Posti liberi invita a partecipare al primo di un ciclo di quattro seminari organizzati in collaborazione con l’Istituto di diritto dell’USI (IDUSI), l’Università di  Neuchâtel e con il supporto di OATI, sul tema dei “Ricorsi efficaci nel diritto della migrazione. Come garantire una tutela effettiva ai richiedenti l’asilo più vulnerabili?”.

La prima conferenza si terrà
 
Giovedì 6 settembre 2018
dalle ore 17.30 alle ore 19.30
c/o l’Università della Svizzera Italiana
(Aula A11 – Palazzo Rosso, Via Buffi 13)
sul tema
“Procedure d’asilo e tutela giurisdizionale dei richiedenti: una visione di insieme del quadro normativo e alcune criticità per l’avvocato”
e sarà tenuta dalla Dr. iur. Fanny Matthey e dall’Avv.Immacolata Iglio Rezzonico
Per ulteriori informazioni su programma, modalità e termini dell’iscrizione IDUSI-seminario-migrazione-2018_A5

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