Il Tribunale amministrativo federale ribalta una decisione della SEM – La madre afgana e la piccola figlia, per cui molti in Valle Verzasca si erano battuti, possono rimanere in Svizzera
“Un allontanamento verso la Slovenia comporterebbe (…) uno sradicamento della bambina dal contesto scolastico, affettivo e medico costruito attorno a sé”. È questo il “cuore” della sentenza con cui il Tribunale amministrativo federale ha deciso ieri, lunedì, che un mamma afgana e sua figlia, che ha meno di 10 anni, potranno restare in Ticino, in Valle Verzasca. La sentenza ribalta la decisione della Segreteria di Stato della migrazione.
Da più di due anni – una circostanza che ha pesato sulla decisione dei giudici – la donna e la bambina stanno affrontando una procedura lunga e complessa che le vede opposte alla Segreteria di Stato della Migrazione. SEM che nel 2022 le aveva già caricate su un aereo e trasferite in Slovenia, dove figurava avessero depositato una richiesta d’asilo.
Ma erano riuscite a tornare e numerosi abitanti della Valle Verzasca, ma non solo, avevano firmato un appello per farle restare. Si erano mosse anche le scuole. E il Gran Consiglio. Una storia che aveva commosso molte persone: la donna era fuggita dall’Afghanistan perché veniva picchiata dal marito cui era stata promessa sposa a 14 anni. Un altro figlio le era stato sottratto dalla famiglia del coniuge.
Ora potranno restare, anche perché come ha messo nero su bianco il TAF “si evince un quadro positivo e di grande beneficio per loro, che nel caso di un nuovo allontanamento verso la Slovenia comporterebbe la perdita dei supporti e della rete sociale presente sul suolo elvetico”.
Un finale che il loro avvocato Paolo Bernasconi legge così: “Qualsiasi decisione di qualsiasi autorità svizzera deve sempre considerare come interesse superiore quello della protezione del minorenne. Così come previsto dalla Convenzione dell’ONU”.
Il Tribunale amministrativo federale ha annullato la decisione di allontanamento delle due rifugiate pronunciata dalla Segreteria di Stato della migrazione – Paolo Bernasconi: «Grazie alle “sentinelle dei diritti umani” tutto è finito bene»
Regalo di compleanno anticipato di qualche giorno per la donna fuggita dall’Afghanistan insieme alla figlioletta e che da tre anni vivono in Valle Verzasca dopo aver trascorso cinque anni di peripezie attraverso il Medio Oriente, i Balcani e la Slovenia. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha infatti accolto il loro ricorso contro la seconda decisione di allontanamento dalla Svizzera verso la Slovenia – Paese nel quale avevano presentato la prima domanda d’asilo e nel quale erano state riportate nel maggio di due anni fa – pronunciata dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) il 14 dicembre 2022.
Khaleda, che fra meno di due settimane compirà 37 anni, e sua figlia Satayesh, di dieci anni, potranno dunque continuare a far parte della comunità che le ha accolte e nella quale si sono integrate. Raggiante l’avvocato Paolo Bernasconi, che si è preso a cuore il caso di Khaleda e Satayesh, appellandosi al TAF contro la decisione presa dalla SEM alla vigilia di Natale di due anni fa. «Ci sono le prassi che seguono i funzionari incaricati di evadere le domande di asilo, ma poi ci sono quelle che io chiamo le “sentinelle dei diritti umani”. Si tratta di persone che capiscono quando c’è un abuso e cercano di porvi rimedio. In questo caso le “sentinelle dei diritti umani” sono le maestre della bambina e le donne della comunità verzaschese che non si capacitavano del motivo per il quale lei e sua mamma dovessero essere espulse. Mi hanno telefonato e subito ho deciso di dar loro una mano. Dopo due anni di battaglia giuridica ora l’abbiamo spuntata. Una risposta positiva alla loro domanda d’asilo a questo punto ritengo sia scontata».
Quadro sociale e clinico positivo
Una lunga battaglia durata per la precisione 25 mesi «senza che ciò possa essere imputato alle due ricorrenti, sottolinea il TAF nella sentenza datata 28 novembre. I giudici hanno ravvisato per mamma e figlia un quadro sociale e clinico attualmente positivo e di grande beneficio. Nel caso in cui venissero allontanate nuovamente verso la Slovenia, perderebbero «i supporti e la rete sociale presente sul suolo elvetico, con in particolare uno sradicamento della bambina dal contesto scolastico, affettivo, medico costruito intorno a sé». Ciò potrebbe portare a dei gravi pregiudizi per la bambina «con degli effetti e delle ripercussioni negative anche per la madre», si legge ancora nella sentenza del TAF, che cita a tal proposito la Convenzione dei diritti del fanciullo. Sentenza che, anche vista la durata del procedimento, aggiunge: «Non appare quindi più giudizioso a questo Tribunale disporre un trasferimento delle ricorrenti, avuto soprattutto riguardo alla ricorrente di giovane età».
Riconosciuti i motivi umanitari
Dall’analisi dei documenti prodotti in sede di ricorso dall’avvocato Bernasconi, il TAF ha riconosciuto dei motivi umanitari che «permettono di ritenere che si è in presenza di un cumulo di ragioni che fanno apparire il trasferimento in Slovenia delle ricorrenti come problematico da un punto di vista umanitario». Da qui l’accoglimento del ricorso presentato da Khaleda e Satayesh che annulla la decisione di allontanamento con l’invito alla SEM di avviare la procedura d’asilo nell’ambito della quale dovrà tener conto dell’esistenza dei motivi umanitari.
Viaggio della speranza lungo cinque anni
La fuga di Khaleda e della figlioletta Satayesh da Kabul inizia sette anni fa. Oltre alle vessazioni del marito, Khaleda vuole a tutti i costi allontanarsi da un clima di intolleranza e violenza nei confronti dell’universo femminile che si stava reinstaurando in Afghanistan. Per la donna comincia un viaggio della speranza lungo cinque anni che la porta, come detto, ad attraversare il Medio Oriente, i Balcani fino a giungere in Slovenia. Dopo tre mesi trascorsi in un centro per richiedenti l’asilo a Lubjana, alla fine del 2020 riesce a raggiungere la Svizzera. Lei e la figlia vengono trasferite in una pensione della Valle Verzasca, in attesa che Berna si esprima sulla richiesta d’asilo. Richiesta che viene negata, con il conseguente allontanamento verso la Slovenia eseguito il 19 maggio 2022. Cinque mesi dopo, mamma e figlia raggiungono nuovamente la Svizzera e depositano una seconda domanda d’asilo. Il 14 dicembre dello stesso anno un’altra doccia gelata. Anche la seconda richiesta d’asilo viene bocciata. La comunità verzaschese si mobilita e raccoglie oltre 2.600 firme affinché la SEM torni sulla sua decisione. Lo stesso fa il Gran Consiglio ad inizio 2023 con una risoluzione votata a larga maggioranza. Nei giorni scorsi è infine giunta la sentenza del TAF che dà ragione a Khaleda e Satayesh e che apre loro le porte ad una permanenza duratura in Svizzera.
Il tribunale ha accolto il ricorso di mamma e figlia, scappate dall’Afghanistan e che hanno trovato nella valle locarnese una seconda casa
2 dicembre 2024
La Valle Verzasca le ha adottate e lì potranno rimanere, Khaleda e Satayesh. Ha un lieto fine dal sapore decisamente natalizio, la storia della mamma (oggi 34enne) scappata dall’Afghanistan con la sua figlioletta (9 anni) e che proprio nella valle locarnese ha trovato una nuova casa. Il Tribunale amministrativo federale di San Gallo ha infatti accolto il ricorso – presentato dall’avvocato Paolo Bernasconi – contro la decisione emessa due anni or sono dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di espulsione delle due giovani donne, alle quali verrà quindi riconosciuto il diritto all’asilo e potranno rimanere in Svizzera.
Una storia di resilienza e solidarietà
Il secondo tentativo è dunque stato quello buono per la donna e la ragazzina, in fuga da un marito violento e dal regime del terrore afghano e accolte a braccia aperte una prima volta in Verzasca nel maggio del 2022, dopo un viaggio durato 5 anni lungo una rotta migratoria che le aveva messe a dura prova (bloccate in Grecia, ‘rimpallate’ più volte tra Croazia e Slovenia, per finire poi in un campo rifugiati per soli uomini, prive della benché minima assistenza). Alloggiate a Gerra presso la pensione Froda, entrambe avevano iniziato a studiare l’italiano, la donna si era data da fare per rendersi utile in seno alla comunità (facendo fruttare in particolare le sue qualità di sarta e mettendosi a disposizione di alcuni anziani e famiglie con bimbi piccoli) e la bambina era stata inserita nella seconda elementare delle scuole di Brione. Poi, dopo alcune settimane, da un giorno all’altro, la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) aveva deciso, facendo valere quanto stabilito dal trattato di Dublino, di rispedirle in Slovenia, primo Paese dell’area Schengen ad averle registrate (in realtà era stata la Grecia, ma quest’ultima non era ritenuta in grado di accogliere degnamente nessuno). Anche l’accoglienza di Lubiana, travolta in quei mesi da un’ondata di migranti, si era però confermata decisamente carente, tanto da mettere in pericolo l’incolumità di mamma e figlia, che così dopo l’estate, con grande forza di volontà e resilienza, erano tornate in Ticino, ripresentando richiesta d’asilo. Una domanda nuovamente respinta dalle autorità federali giusto prima del Natale di due anni or sono, facendo scattare la solidarietà di tutta una regione, concretizzatasi nella raccolta di ben 2’719 firme (accompagnate da letterine e disegni dei bambini delle scuole di Brione Verzasca) e in una risoluzione interpartitica in Gran Consiglio a sostegno della loro permanenza in Svizzera (primo firmatario Fabrizio Sirica del Ps, a cui si erano aggiunti Fiorenzo Dadò del Centro, Alessandro Speziali e Cristina Maderni del Plr e Samantha Bourgoin per i Verdi). Ma soprattutto era arrivato il citato ricorso al Taf presentato dall’avvocato Bernasconi, che dopo aver portato alla sospensione provvisoria dell’esecuzione dell’espulsione, è ora sfociato nella decisione del tribunale di San Gallo a favore di Khaleda e Satayesh.
‘Una decisione straordinariamente rara’
«La sentenza è del 28 novembre ma ci è arrivata stamattina – ci conferma un soddisfatto Bernasconi –. Ci sono voluti due anni, ma alla fine hanno riconosciuto, ed è una decisione straordinariamente rara, il cosiddetto caso umanitario. In pratica, essendo le due perfettamente integrate in valle (la bambina va a scuola con ottimi risultati e la mamma si dà da fare ed è benvoluta da tutti), un allontanamento verso la Slovenia comporterebbe la perdita dei supporti e della rete sociale presenti su suolo elvetico. In particolare lo sradicamento della bambina dal contesto scolastico sarebbe molto pregiudizievole e avrebbe effetti negativi sul suo futuro». Bernasconi ammette di aver, in questi due anni, letteralmente «bombardato il tribunale di prove che dimostrano come loro qui stanno bene, mentre rimandarle in Slovenia sarebbe stato un disastro. E per questo ringrazio anche la rete scolastica, medica e di persone comuni che le hanno assistite in questi lunghi 25 mesi».
Una sentenza definitiva (in materia di asilo non è possibile ricorrere ulteriormente al Tribunale federale) che «finalmente riconosce quello che è stabilito dalla Convenzione Onu per la protezione dei minori, ossia che il bene di questi ultimi deve essere l’interesse superiore che prevale su tutto il resto». Una regola che per l’avvocato luganese «la Sem ha dimostrato di non voler seguire, perché fino al 27 di novembre di quest’anno ha sempre ribadito la sua posizione di voler cacciare mamma e figlia dalla Svizzera».
Invece, anche questo Natale Khaleda e Satayesh lo passeranno nella loro nuova casa, riscaldate nel cuore dall’affetto di un’intera valle.
Raccolta di firme a Sonogno in favore di due richiedenti l’asilo cui la Sem ha già risposto ‘picche’ per due volte, intimando loro di lasciare la Svizzera
24.12.2022 - Un'intera valle si mobilita per due profughe afghane
Mamma e figlioletta di 7 anni espulse per due volte – Lei si sta integrando e la bambina frequenta la scuola – La popolazione firma un appello
Sarebbe una bella storia di Natale. Un’intera valle, la Verzasca, che si mobilita per accogliere e sostenere mamma e figlia in fuga dall’Afghanistan. Cinque anni di peripezie attraverso il Medio Oriente, i Balcani, la Slovenia e la Svizzera, con un corollario di pericoli, umilianti controlli alle frontiere, «passatori» esosi e inaffidabili, violenze, disagi e tanta tanta paura.
27.12.2022 - La Verzasca unita contro un'espulsione
Un paese si mobilita per una famiglia afgana
È la voce di un’ intera valle quella che risuona nella raccolta firme per impedire che una madre e sua figlia, fuggite dall’Afghanistan, vengano allontanate dal Ticino, in particolare da Brione Verzasca, dove per la prima volta hanno trovato una comunità che le ha fatte sentire a casa. Contro la decisione di espulsione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) è stato presentato ricorso.
27.12.2022 - Con il ricorso ben 2’719 firme per mamma e figlia afghane
La Fondazione azione posti liberi si è mossa contro la decisione della Sem di espellere nuovamente la 33enne e la sua bimba di 7 anni ospitate in Verzasca
La Val Verzasca ha stretto in un corale abbraccio Khaleda e la figlioletta Satayesh, in fuga dall’Afghanistan, ma ora la legge vuole siano espulse dal nostro paese.
L’ anno vecchio è finito ormai. Ricordi « l’anno che verrà » ? Il familiare brano che ci capita a voltedi canticchiare lasciava qualche luccichio di speranza a cui aggrapparsi. Aglisgoccioli è ora anche il nostro 2022, quello che non rimpiangeremo. Che ha riportato la guerra in Europa. Che ha procrastinato di nuovo la lotta al degrado ambientale, lasciandoci solo una lunga scia di parole, parole…Che ha consolidato l’atroce oppressione in Afghanistan.
È la voce di un’ intera valle quella che risuona nella raccolta firme per impedire che una madre e sua figlia, fuggite dall’Afghanistan, vengano allontanate dal Ticino, in particolare da Brione Verzasca, dove per la prima volta hanno trovato una comunità che le ha fatte sentire a casa. Contro la decisione di espulsione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) è stato presentato ricorso.
29.12.2022 - ‘Mamma, staremo qui per sempre? Non lo so, ma ora c’è speranza’
Le parole di Khaleda, 32enne afghana salvata con la figlia di 7 anni dall’espulsione grazie a un ricorso e all’affetto di tutta la Verzasca (e non solo)
La madre e la figlia fuggite dall’Afghanistan ospitate a Brione Verzasca per ora non dovranno lasciare il Ticino. Lo ha deciso mercoledì il Tribunale amministrativo federale. Giovedì la decisione è stata comunicata alle parti. In seguito ad un ricorso presentato il 27 dicembre dall’avvocato luganese Paolo Bernasconi, il TAF ha insomma sospeso “provvisoriamente” l’esecuzione della decisione di espulsione presa della Segreteria di Stato della migrazione. Per evitare il loro rinvio in Slovenia, primo Paese dell’area Schengen in cui erano state registrate, gli abitanti della valle hanno avviato una petizione che ha permesso di raccogliere 2’500 firme.
La madre e la figlia fuggite dall’Afghanistan ospitate a Brione Verzasca, dove per la prima volta hanno trovato una comunità che le ha fatte sentire a casa, per ora non dovranno lasciare il Ticino. Lo ha deciso ieri il Tribunale amministrativo federale (TAF). E oggi la decisione è stata comunicata alle parti.
In seguito ad un ricorso presentato il 27 dicembre dall’avvocato luganese Paolo Bernasconi, il TAF ha insomma sospeso “provvisoriamente” l’esecuzione della decisione di espulsione presa della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).
30.12.2022 - Il cuore della Verzasca per Khaleda e Satayesh. Mamma e figlia possono rimanere
La 32enne afghana è arrivata un anno fa in Ticino con la figlia, in fuga dal suo paese e da un marito violento, poi la SEM le ha rimandate in Slovenia. Loro sono tornate e adesso il Tribunale amministrativo federale ha deciso che possono restare